I quesiti riguardanti la verifica di autenticità della firma e della sigla rappresentano probabilmente i casi più ricorrenti.
La firma è il biglietto da visita che presentiamo al mondo, è l’etichetta che poniamo sul nostro abito psichico affinché possa essere notato dagli altri.
Crepieux-Jamin affermava che “la firma è il sigillo della personalità”, ed Alessandro Csanyi annota che “nella firma siamo più vicini alla scrittura vera, perché l’uomo nelle firme da tutto di sé, senza riserve”. La firma è il luogo della massima espressione di sé, soprattutto dal punto di vista della spontaneità grafica, essa è l’espressione di ciò che realmente l’individuo sente di essere nel suo profondo, nella parte più intima della sua personalità. La firma, pertanto, non è altro che “una sintesi della personalità” del soggetto scrivente, costituita da una gestualità grafomotoria che ha caratterizzazioni più individualizzate rispetto ad un testo corrente.
Nell’atto di tracciare la firma c’è un’involontarietà del gesto grafico, le parole che compongono il nome e cognome, infatti, si tracciano molto più frequentemente di qualsiasi altra parola ed è per questo che la firma appartiene appieno al soggetto che la traccia, è un suo sigillo.
Nella sigla, al pari che nella firma, sono sinteticamente raccolti elementi espressivi, simbolici e convenzionali che rappresentano l’Io sociale dello scrivente.
Sintetizzare il tracciato grafico che ci deve rappresentare in un determinato spazio grafico, vuol dire condensare la propria identità grafica in una serie di segni, fino a farli diventare simbolo di noi stessi e personale rappresentazione dell’Io.
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